giovedì 2 ottobre 2008

DERBY, WERDER E L'INTER CHE SARA'

Difficile esprimersi dopo la prestazione di ieri. Che dire di questa Inter dal potenziale infinito e dai risultati altalenanti? I critici sostengono che siamo una squadra in involuzione, fisicamente non al top e non ancora matura. Le critiche al mister iniziano a farsi abbastanza feroci, ma si sa l’invidia verso un uomo che guadagna bene e che riscuote grande successo mediatico è forte. Certo non dobbiamo essere acritici in quanto tifosi, ma lungi da me crocifiggerlo dopo una sconfitta ed un pareggio. Parto da una analisi del derby e della partita di champions per esprimere il mio pensiero sulla squadra e sul mister. La sconfitta del derby non è accomunabile con il pareggio col Werder: nella stracittadina il ritmo è stato sempre al di sotto delle aspettative, non siamo mai riusciti ad imprimere un forcing duraturo. Il Milan si sa è squadra dotata di ottimi palleggiatori e se non riesci ad attaccarla con velocità ed aggressività finisci per rimanere imbrigliato nella sua tela di passaggi e fraseggi. La formazione iniziale mi ha destato qualche dubbio in virtù delle condizioni degli esterni da noi schierati. Mancini e Quaresma sono giocatori potenzialmente devastanti, ma, come abbiamo visto, non stanno attraversando un grande momento ed una squadra che si affida all’estro dei due laterali, venuti a mancare loro, diventa prevedibile e scarsamente efficace. Il solo Ibra, la davanti, predicava nel deserto. Nel secondo tempo poi l’inserimento di Adriano e Cruz è servito più che altro a dare sostanza al nostro potenziale offensivo, ma queste sostituzioni non sono state accompagnate da una svolta nella fluidità di manovra. L’unico schema praticato è stata la palla lunga verso gli attaccanti nella speranza che accadesse qualcosa. Il gol poteva anche arrivare ma in maniera del tutto casuale. Insomma, il derby dal mio punto di vista è stato un passo indietro, scarsa personalità e scarsa fiducia nei nostri mezzi, non possiamo farci intimorire da una squadra che ha già dimostrato quanto debole può essere se attaccata. Nellaa sfida di champions invece vedo solo un piccolo rallentamento, se avessimo vinto la qualificazione sarebbe stata certa, ma anche così non vedo grossi problemi per il raggiungimento dello scopo dato anche che nei prossimi due turni andremo ad affrontare i ciprioti. Ma veniamo all’analisi della partita. La formazione iniziale devo dire che mi ha molto stuzzicato con Ibrahimovic-Adriano-Balotelli e anche Stankovic in mezzo al campo. La partita è stata fatta sempre dai nerazzurri che hanno creato molto ma concretizzato assai poco. La critica che vado a muovere è che a tratti sembriamo la Roma, un collettivo spettacolare, ma che si piace troppo ed alla fine può risultare inconcludente. Le squadre di Mourinho non sono mai state spettacolari, bensì solide e concrete e questo dimostra che ancora non abbiamo del tutto preso confidenza con i voleri del tecnico. La partita andava chiusa subito nel primo tempo anche perché era evidente che avevamo una formazione sbilanciata all’attacco e che anche il Werder avrebbe potuto impensierirci con Diego ed i suoi ottimi giocatori del reparto offensivo. Subìto il gol però va detto che abbiamo attuato un forcing convinto e deciso ed alla fine a mancare è stato un pizzico di fortuna. Manca però la cattiveria negli ultimi metri, mancano le conclusioni a rete ed è per questo, credo, che è stato inserito nuovamente Cruz, ma non è bastato. Spendo due parole per Cambiasso, Maicon e Zanetti 3 giocatori imprescindibili per l’Inter. Io mi sbaglierò, sarò di parte, ma credo che al mondo non ci sia un centrocampista più forte e tatticamente universale di Cambiasso. Così come sfido a trovare un terzino più devastante di Maicon. Dell’integrità fisica e della duttilità tattica, oltre che dello spirito, di Zanetti, non ho niente da dire, è ormai universalmente noto che il capitano è il capitano ed è fatto di una lega speciale. In conclusione ritengo che l’Inter sia ancora un cantiere aperto e nelle ultime due partite ha pagato la sfrontatezza dell’allenatore che ha provato a mettere in formazione molti attaccanti nel tentativo di vincere partite o di rimontare risultati non favorevoli. Questo, se da una parte può essere un campanello di allarme di una squadra non organizzata che butta dentro attaccanti su attaccanti per riuscire a segnare, dall’altro è un segnale forte e chiaro da parte di Mourinho: lui non solo vuole vincere, ma ritiene se stesso e la sua squadra i migliori al mondo e non importa se questo sia o non sia vero l’importante è che tutti i giocatori credano che questa sia la verità. Io leggo così le mosse azzardate del portoghese, un incitamento alla sua squadra, un segnale che vuol far capire che non dobbiamo temere nessuno. L’Inter deve fare la partita e deve pensare a se stessa perché se si esprime come sa può vincere sempre; sono le avversarie che si adatteranno a noi ( come sottolinea spesso il mister) e non viceversa. La sensazione è che la squadra segua l’allenatore e l’uomo Mourinho, lo spogliatoio pare unito intorno a lui, come si evince dalle dichiarazioni di Materazzi o dall’evidente rinascita di Adriano. Queste secondo me sono le fondamenta giuste per una futura Inter in grado di dominare i palcoscenici nazionali ed europei. La missione è ambiziosa ma al timone c’è l’uomo più ambizioso per compierla e seguendolo penso potremmo raggiungere i traguardi da sempre sognati
Iacopo Lari

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