È la Lombardia del 1909, quella in cui nasce Angelo Moratti, a Somma Lombardo, il 5 novembre. Diventerà una persona indimenticabile, come pochi sanno essere, lo sarà non solo per chi vive con lui gli anni della Grande Inter, anche per l'industria italiana, per Milano, per tutti.
Chi lo porta a tifare per l'Inter è sua moglie Erminia, una domenica in cui i nerazzurri si misurano con la Lazio. Anni dopo, la decisione di diventarne Presidente. Siamo già a metà degli anni cinquanta, l'Italia è uscita dalla guerra da soli dieci anni, ma ha fatto di tutto per lasciarsela alle spalle. L'Italia e soprattutto Milano, la città simbolo della ricostruzione, grazie anche a uomini come lui. Petroliere: ha creduto nel petrolio, che negli anni in cui è nato risultava ancora una lontana scoperta.
Nel 1955, l'anno in cui diventa Presidente, è concentrato su una raffineria in Sicilia e una centrale elettrica a lignite in Umbria. Apparentemente, un terzo impegno ci starebbe a fatica, nell'equilibrio generale, ma lui sa amministrare il senso del tempo e della propria energia senza avere mai la tentazione di tirarsi indietro. Dev'essere stata un'energia contagiosa.
Dopo, di lui, si racconterà che sapeva emanare una carica positiva su tutti, collaboratori e familiari. Sapeva far sentire importanti le persone.
Non vince subito, impara a vincere. Dirà poi, che ogni industriale dovrebbe aver provato a stare nel calcio, perché è una lezione potente di vita.
Con l'Inter, dopo, vince tutto. Ha imparato a scegliere, giocatori, dirigenti, allenatore. Quando arriva al confine di questo suo imparare, un giorno dice in famiglia 'da domani si fa sul serio'. E l'Inter vola sulla vetta del mondo, inanellando un palmares ineguagliabile con un ritmo di vittorie serratissimo.
Siamo a metà degli anni sessanta. Un milione è un milione di lire, tantissimo. Angelo Moratti è generoso, coinvolgente, deciso. I giocatori firmano in bianco i contratti, perhé c'è lui. Helenio Herrera è un grande condottiero, ma non è mai solo, il Presidente lo preserva dagli errori, la cessione di Mario Corso, per esempio. Lo fa evitandogliela, e negando di aver mai ricevuto offerte. Jair è una pantera, Suarez una fantastica intuizione diventata realtà , Mazzola un ragazzino che si fa uomo, Facchetti è l'alba di una leggenda che sarà nerazzurra per sempre.
Picchi è un vero capitano. Loro lo portano in trionfo, dopo le Coppe, ma è lui che ha saputo convincerli di essere dei campioni.
È un calcio diverso da oggi, è un calcio in cui le trasferte si fanno in macchina, anche da Presidente, affiancato sempre dai figli Gianmarco e Massimo. Oppure si va verso San Siro, sempre lo stesso percorso, la medesima frequenza radiofonica, guai a interrompere il rito.
Fuori, c'è la Milano dirompente di quegli anni, così familiare e al tempo stesso creativa. Adriano Celentano, tifoso nerazzurro, è un cantante vincente da poco, i Beatles sono l'eco inglese di un'arte nuova, la Scala ha le sue prime, Angelo Moratti vola su questi giorni storicamente irripetibili con assoluta eleganza e con decisione.
Il senso della famiglia si riflette nelle immagini fermate nel tempo di quegli anni. Lady Erminia, Gianmarco, Massimo, le sorelle, bellissime, Natalino. Ognuno poi avrà la sua storia, ma l'Inter riunisce tutti.
Quando annuncia il passaggio di proprietà, regalando a Ivanoe Fraizzoli un bene pesante, sia a livello di lignaggio sia di impegno, dirà che c'è un enorme rimpianto a lasciare qualcosa di così amato, non solo da lui, ma dalla gente, anzi, che il maggior rimpianto è lasciare il pubblico. La gente lo ha ispirato quel giorno del 1955 in cui ha deciso di prendersi sulle spalle anche l'Inter.
Milano è cambiata, e molto. Il calcio ha ritmi diversi, rispetto agli anni sessanta. E molte cose sono successe dopo. Ma il ricordo non è rimpianto, è una fonte di conoscenza. Se si dovessero riassumere i giorni di Angelo, la gente lo chiamava così, se lo incontrava per strada, con delle caratteristiche, si userebbero termini senza tempo.
Passione. Intelligenza. Coraggio. Integrità. E anche fantasia, la curiosità di non fermarsi davanti alle soluzioni più ovvie.
Cento anni sono passati dal quel 5 novembre 1909 che è all'origine di una storia meravigliosa.
Fonte: Inter.it
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